lunedì 11 gennaio 2010

Rewind

Ho il timore di aver rotto il tasto o forse di averlo fatto semplicemente inceppare.
Colpa di un suo uso eccessivo, insistente, sconsiderato? Probabile.
Tentando di riavvolgere il nastro di questi ultimi mesi mi son fissata, mi son letteralmente inchiodata sempre sulle stesse immagini, sempre sui medesimi fotogrammi.
RewindStopPlayStopRewindStopPlayStop
Mi si è fuso il cervello, ma son riuscita a salvare le pellicole...
Qualcuna l'ho volontariamente lasciata bruciare con piacere, con una soddisfazione quasi perversa.
Sembra sia passato un uragano.
Niente è più al suo posto, niente ha più una sua logica, una sua sensatezza, un suo rigore.
Cosa sarebbe bastato per evitare tutto questo?
Ragionevolezza, accortezza, un minimo di equilibrio.
Ed invece mi ritrovo a navigare in un mare di incertezze...
In attesa di cosa?
Di una burrasca che mi travolga o di un faro che mi trascini in porto?
Resta un mistero ambiguo ed impenetrabile...

venerdì 8 gennaio 2010

Frammenti

Una vecchia foto dai contorni sbiaditi.
Sento il tuo sguardo posarsi su di me.
I tuoi occhi mi sorridono.
Cosa mi vuoi dire?
Ti stai prendendo gioco di me?
Mi stai rimproverando?
Li vedo brillare.
Non è commozione, non è emozione.
E' malinconia, turbamento, rancore, forse odio.
Brillano di una luce che si sta affievolendo lenta ed inesorabile.
Brillano della luce di un sogno infranto.
Ho preso una matita rossa, quel rosso porpora che tanto ti piaceva.
Ho ricalcato i contorni delle tue labbra.
Ti ho imposto quell'espressione che ormai è svanita dal tuo volto.
Cancellata con rabbia.
Spazzata via con disprezzo.
Quell'espressione che vive come amaro ricordo solo nella mia memoria.
Una lacrima.
Intrappolata.
Si è liberata, ha spezzato le sue fragili catene.
Scivola lenta.
Ingannevole nella sua delicatezza,
Piomba furiosa su di noi.
Immagini,
Suoni,
Profumi,
Si insinuano impetuosi nella mia mente.
Un istante.
Una vita.
Una vita mai vissuta.
Spero.
Prego.
Imploro,
Possa lavar via quel tormento che non mi dà pace.
Di nuovo quel sorriso.
Ora quasi di compassione.
Distolgo lo sguardo arrossendo.
Imbarazzo o vergogna?
Preferisco tacere.
Stai piangendo.
Piccole gocce porpora bagnano il tuo viso.
Ti accarezzo.
Voglio assaggiare il gusto delle tue lacrime.
Io e te.
Uniti in una macchia indistinta e sfuocata.
Sangue e lacrime oscurano i nostri volti.
Il mio respiro diviene quasi un sussurro.
Chiudo gli occhi.
Mi addormento.
Lascio che le tenebre si prendano cura di me.
Mi cullino in quella realtà che è divenuta il mio incubo.


mercoledì 6 gennaio 2010

Babele nella Mia Mente...

"Una meta si proponeva Siddharta: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, non essere più lui, trovare la pace del cuore svuotato, nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta."
Qual'è la mia meta?
E non parlo di meta tangibile, concreta.
Nulla di pragmatico.
Parlo di me stessa... Così determinata e risoluta nei miei ideali di ingenua sognatrice.
Le illusioni dove mi porteranno? E' un cibo che attenua la fame, fame di sicurezza e stabilità, ma non placa realmente quel senso di incompletezza, quel desiderio di assolutezza che ormai irrompe prepotentemente dentro me.
Si rivela esser null'altro che un continuo inganno, un seducente e spietato miraggio.
Ti senti sospeso nel vuoto, ti aggrappi fiducioso all'unico appiglio che hai, lo stringi con forza, ti ci avvinghi quasi rabbiosamente.
E poi confusione e smarrimento.
Un incomprensibile senso di vertigine.
Stai scivolando impotente, puoi solo lasciarti cadere sperando di riuscire ad attutire il colpo.
"Diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore."
E' a questo che effettivamente aspiro?
Se non mi conoscessi abbastanza bene risponderei di sì...
Con estrema relatività e volubilità posso affermare di esser disposta ad accontentarmi di qualcosa di meno del "morire a se stesso"...
Dovrò semplicemente imparare a non vivere di soli sogni oppure finirò per esser vittima del mio stesso crimine.






martedì 5 gennaio 2010

Un Omaggio a Lui...

In questo pomeriggio dal cielo taciturno e malinconico una goccia scende leggera ad accarezzare le pallide gote.
Lacrime dal sapore amaro si confondono nel buio anelando la libertà.











"Vanno...
Vengono...
Per una vera
mille sono finte
e si mettono lì tra noi ed il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia."

(Le Nuvole - Fabrizio De Andrè)